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Cinque anni di Riders4Riders

L’associazione Riders4Riders ha compiuto cinque anni. Cinque anni meravigliosi e impegnativi nei quali il sogno iniziale, aiutare piloti delle due ruote gravemente infortunati e sostenere la ricerca di una cura per le lesioni midollari, è diventato una realtà sempre più importante.

La strada fatta dagli inizi è così grande da mettere i brividi: gli obiettivi si sono fatti via via più ambiziosi e per raggiungerli abbiamo collaborato con altre associazioni, con cui abbiamo condiviso la voglia di lavorare per assicurare agli amici più sfortunati la speranza di un domani migliore.

Quando si sono spenti i riflettori su Ride For Life 2014 abbiamo però sentito la necessità di fermarci a riflettere. C’è un momento nella vita di tutte le organizzazioni in cui è necessario raccontarsi e raccontare la propria storia. È quell’istante importantissimo, sospeso fra il cammino già fatto e l’infinita possibilità delle azioni future. Ci siamo confrontati e abbiamo capito che per ritrovare l’entusiasmo e l’energia di sempre saremmo dovuti tornare alla nostra essenza, alle nostre radici.

L’incidente occorso a Luca Pellegrini nel 2009 aveva scosso le nostre coscienze. Prima abbiamo cercato di aiutare lui, dopodiché Luca è diventato per noi il simbolo di tutti i piloti che si infortunano gravemente facendo ciò che più amano, e che hanno bisogno del nostro aiuto. Il suo dramma è stato il seme da cui è nato Riders4Riders.

A chiusura di un cerchio perfetto di solidarietà e amicizia, Luca ha scelto di essere nostro testimonial e nessuno più di lui può incarnare lo spirito di questa associazione. Il nostro impegno è quello di stare al fianco dei rider più sfortunati, piloti che alla propria passione hanno sacrificato una parte di sé: questo è il nostro DNA. Il fatto che si tratti di sportivi abituati ad una vita di sacrifici spesso li rende più forti. Questo però non ci fa MAI dimenticare che la sofferenza legata alla mielolesione è infinitamente grande (il non poter camminare è solo uno dei problemi) e che si deve trovare una cura per i traumi spinali. Anche per questo esiste Riders4Riders, per aiutare la ricerca a consegnare alle generazioni future un mondo dove ci si potrà rialzare, anche dopo le cadute più disastrose.

Da questa consapevolezza rinnovata è nata l’edizione 2015 di Ride For Life, che si terrà il 14 e 15 novembre presso l’Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola. Una location nuova e prestigiosa perché vogliamo che la nostra causa sia conosciuta e condivisa dal maggior numero di persone possibili, in tutta Italia. Non siamo legati ad un luogo in particolare: non è la pista che definisce questo evento, bensì l’importanza della battaglia che stiamo combattendo!

Per concludere, in questo momento fondamentale del nostro percorso vogliamo ringraziare tutti, ma proprio tutti, quelli che sono stati al nostro fianco fino ad ora, chi è rimasto con noi e chi ha scelto, per vari motivi, altre strade. Senza le persone le organizzazioni non sono nulla; sono gli individui che le compongono, che con i loro pensieri, sentimenti, sforzi ed emozioni che rendono possibili i grandi traguardi.

Grazie ai fondatori, ai volontari, agli sportivi che sono intervenuti nelle varie edizioni di Ride For Life e ai campioni che hanno voluto legare la loro immagine alla nostra causa e che sono nostri ambasciatori nel mondo. Grazie alle migliaia di sostenitori che ogni anno ci aiutano con le loro donazioni. E infine grazie ai ragazzi che abbiamo aiutato sin qui: se non vi avessimo conosciuto la nostra vita sarebbe stata immensamente più vuota.

TIRIAMO LE SOMME
Ripensiamo al cammino che abbiamo fatto sin qui e rivediamo gli sguardi dei ragazzi che Riders4Riders ha aiutato in questi cinque anni: lo facciamo per attingere da loro l’energia per andare avanti in questo nostro progetto meraviglioso, ma sempre più impegnativo. Guardare i loro volti ci dà forza e la sensazione è quella di essere sulla strada giusta. Abbiamo scelto, sin dai nostri inizi, di sostenere giovani piloti delle due ruote che hanno subito un trauma spinale in allenamento o in gara. Non li abbiamo scelti perché sono migliori o più sfortunati degli altri disabili, ma semplicemente perché la loro storia ci appartiene: aiutiamo i rider infortunati perché non potremmo fare altrimenti, li aiutiamo come un lupo si prende cura di un membro del branco che è stato ferito. La molla che ci spinge è l’empatia, la compartecipazione, qualcosa che trascende la razionalità, ma quando dobbiamo raccogliere fondi e donarli siamo decisamente razionali e pragmatici.

Da quando Luca Pellegrini, nel 2009, è caduto in allenamento e ha picchiato talmente duro da non rialzarsi più, abbiamo capito la reale dimensione del dramma che può vivere un mieloleso. Stare accanto a lui ci ha insegnato che quando la tua vita e quella della tua famiglia vengono stravolte da un secondo all’altro, l’aiuto degli altri è fondamentale. L’aiuto economico innanzitutto, perché le spese che la famiglia di un ragazzo paralizzato deve affrontare sono infinite. Dalla riabilitazione agli ausili, dall’adeguamento della casa all’assistenza. E perché no, anche l’aiuto economico per comprare quello che può servire per rendere psicologicamente meno gravosa questa situazione, magari un Quad o un Kart, per riprendere a gareggiare (quando la “fortuna” ti ha lasciato almeno l’uso delle mani) e magari a sentirti vivo (non dimentichiamo che parliamo di sportivi). A volte aiutarli significa anche sostenerli nelle spese per gli studi. Seguire l’evoluzione di Luca dal ragazzino che ha avuto l’incidente a quello splendido uomo che è diventato ora, vedere la sua capacità di impegnarsi per aiutare le persone nella sua stessa condizione, vedere la tranquillità, magari malinconica ma mai rabbiosa, con cui affronta la vita ci ha dato la forza e gli strumenti per continuare questa battaglia.

I ragazzi che aiutiamo sono per noi persone, prima che disabili: ognuno di loro ha affrontato la paralisi con pensieri, caratteri e strumenti differenti. Ognuno ha bisogni diversi, oltre a quelli primari che li accomunano e che sono dettati dalla nuova condizione. Noi accettiamo le loro priorità e cerchiamo di seguirli anche quando l’emozione dei primi mesi si affievolisce e la gente si allontana. È giunto il momento di tirare le somme, quelle vere, ma noi vogliamo che voi conosciate le persone a cui le vostre donazioni sono arrivate. Non solo numeri allora, ma nomi e cognomi e anche volti, perché voi che avete scelto di sostenere Riders4Riders, che avete donato il vostro cinque per mille, avete comprato i nostri biglietti della lotteria, siete venuti alle nostre manifestazioni, vi siete schierati dietro a un cancelletto per correre per chi non può più farlo, vi meritate di vedere le persone e non solo i bilanci.

Ovviamente stare accanto a questi ragazzi ci ha fatto anche capire i lati d’ombra, l’inferno della depressione sempre in agguato, la difficoltà di arrivare a un’accettazione non rassegnata di un’esistenza ridefinita da limiti nuovi. Conoscerli è servito a metterci in guardia dalla retorica del disabile super uomo, il fatto che siano coraggiosi, motivati e incredibilmente indipendenti non deve farci dimenticare che il non poter camminare è solo la punta dell’iceberg, la sofferenza legata alla mielolesione è infinitamente più grande.

Siamo convinti che si possa e si debba trovare una cura per la paralisi e che sostenere la ricerca sia un dovere morale nei confronti di chi soffre per un trauma al midollo spinale. Per questo motivo nel 2013, dopo una lunga e attenta valutazione, abbiamo identificato un progetto di ricerca che merita di essere finanziato: si tratta degli studi del prof. Gregoire Courtine presso l’EPFL (Ecole Polytechnique Fedédérale de Lausanne).

Ed ecco le cifre, grazie ancora di cuore per il vostro sostegno!

FONDI DONATI AI PILOTI DAL 2010 AL 2014
63.500 Euro
Piloti: Luca Biondi, Luca Gualandi, Paolo Barbato, Andrea Meschiari, Sebastjan Baur, Alessia Polita, Lorenzo Picasso

FONDI DONATI ALLA RICERCA
2010 WINGS FOR LIFE  10.000
2012 PROGETTO COURTINE  30.000
2013 PROGETTO COURTINE  30.000
2014 PROGETTO COURTINE  30.000 (in cassa)

IL PROGETTO COURTINE
Gregoire Courtine è il direttore del Centro Neuroprotesico dell’Istituto Federale di Tecnologia di Losanna. Vorremmo farvi conoscere meglio lui e i suoi studi. Il giovane Courtine è stato profondamente colpito dalla personalità e dalle idee di Christopher Reeve, l’attore che, dopo la sua paralisi, impegnò gli ultimi anni della sua vita come attivista per la causa delle persone mielolese. Ispirato da Reeve e dalle persone come lui, Courtine inizia a pensare “oltre il laboratorio” e ad andare nei centri di riabilitazione, dove le persone combattono strenuamente per raggiungere ogni piccolissimo traguardo. Il professore inizia a chiedersi cosa avrebbe potuto fare in laboratorio per rendere migliore la vita di queste persone. Utilizzando un sano pragmatismo, Courtine lavora per sviluppare un nuovo approccio al trattamento delle lesioni spinali, che colpiscono circa 50.000 persone ogni anno. Invece di concentrarsi sul “classico”, cercando di rigenerare le fibre nervose, prova qualcosa di diverso, tentando di risvegliare i network neuronali che coordinano la locomozione.

Ecco una metafora semplice per spiegare a noi, che non siamo neuroscienziati, la sua teoria: “Immaginate il sistema locomotorio come un’automobile. Il motore è il midollo spinale. La trasmissione è interrotta, il motore è spento. Come potete riavviare il motore?”.

È qui che interviene l’idea di una neuroprotesi elettrochimica. Dopo un trauma del midollo spinale, le cellule attorno alla lesione sono ancora funzionanti, semplicemente non ricevono segnali. Come si possono riattivare? Nei convegni a cui partecipa, Courtine proietta sempre il filmato di un topo. All’inizio è completamente paralizzato, poi cammina, poi corre su un tapis roulant. Courtine commenta il filmato dicendo che la locomozione è completamente involontaria, l’animale non ha il controllo delle zampe, il sistema di sterzo è compromesso. Il team di Courtine accetta la sfida di sviluppare un nuovo sistema che possa guidare i movimenti di un animale.

“È davvero incredibile” spiega il professore mostrando una piccola neuroprotesi, progettata per sostenere un topo di 200 grammi, permettendogli di muoversi in tutte le direzioni, ma senza forzare il movimento. “Il topo deve decidere se camminare. I suoi primi risultati sono stati deludenti. Lo stesso ratto che si muoveva così bene sul tapis roulant solo cinque minuti prima, ora non era in grado di fare un solo passo. Ma, una delle caratteristiche essenziali di uno scienziato è la perseveranza. Dopo sette mesi di test, elaborando e provando nuove idee, il ratto paralizzato riesce a stare in piedi e, quando vuole, può camminare o correre, riesce addirittura a fare dei gradini. Il video di questo topo è il primo esempio di movimenti volontari delle zampe dopo una lesione al midollo spinale che ha causato una paralisi. Tutti pensiamo che sia una cosa fantastica, ovviamente ci chiediamo se questo potrà aiutare le persone paralizzate”. Anche lo scienziato se lo domanda ogni giorno e ,usando molta cautela, si risponde “La verità è che non ne sappiamo ancora abbastanza, questa non è certamente una cura per le lesioni del midollo, ma potrebbe portare ad un intervento decisivo per migliorare la qualità della vita delle persone”. Il sogno di Courtine e della sua equipe è quello di continuare la ricerca per sviluppare un programma personalizzato per chiunque sia stato colpito da lesioni del midollo spinale, per arrivare a una “neuroprotesi personalizzata”. Non si tratta di rimpiazzare funzioni perse ma, piuttosto, di aiutare il cervello ad aiutare se stesso. Courtine sostiene che non dobbiamo chiederci SE questa rivoluzione accadrà, ma QUANDO accadrà. Courtine conclude sempre i suoi interventi dicendo “Noi siamo grandi quanto la nostra immaginazione, forti come i nostri sogni”, e noi sappiamo che ogni conquista scientifica è stata prima di tutto un sogno.

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